La memoria del lago Fucino tra archeologia e arte

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S.Maria in Valle Porclaneta -Alba Fucens - Celano -Tagliacozzo

 

Ai piedi del Monte Velino , nei pressi di Rosciolo, troviamo un gioiello dell’architettura medievale: la chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta , scrigno  architettonico ricco di arredi sacri ed affreschi, espressioni artistiche di diverse epoche.Nei primi  decenni dell’XI secolo monaci benedettini, provenienti da S. Liberatore a Maiella, rinnovarono la chiesa che probabilmente già esisteva insieme ad un convento, reimpostandone lo schema architettonico con pianta a tre navate divise in sei campate ciascuna.L’interno custodisce tre mirabili opere scultoree: il Ciborio, l’Ambone e l’Iconostasi.Il Ciborio che copre l’altare, realizzato in pietra calcarea locale, rivestita da uno spesso strato di calce gesso e sabbia di pietra calcarea, è opera dei due maestri Roberto e Nicodemo che, insieme a Ruggero furono artefici di una corrente artistica operante in Abruzzo nel corso del XII secolo. Il Ciborio si compone di quattro colonne su cui poggiano archi trilobati di chiara matrice araba sui cui margini una mostra ad intrecci viminei riproduce i più comuni disegni di carattere bizantino. L’Ambone è addossato al secondo pilone di sinistra sorretto da quattro colonnine a fusto ottagonale che terminano con capitelli riccamente decorati da motivi vegetali e bizzarre figure come quelli che adornano il ciborio di cui l’ambone presente la medesima concezione stilistica. L’iconostasi divide l’aula assembleare in due aree  separate da transenne in pietra su cui poggiano quattro esili colonnine, che sorreggono una rarissima iconostasi in legno conservata sino ai nostri giorni. Segnava la separazione tra lo spazio dei fedeli e quello riservato ai monaci. I plutei sui quali poggia hanno decorazioni a bassorilievo di vario genere, tra cui si riconoscono il leone, il grifo, l’aquila, il drago e i cigni.

Sulle sponde di quello che anticamente era il lago Fucino, dove circa duemila anni fa viveva la tribù italica  degli Equi conquistatati dai Romani i quali   tramutarono il loro villaggio in una città,   Alba Fucens, fu attiva e vitale cittadina dell’impero romano, posta su un’altura protetta da tre colline, tra la piana del  Fucino e il Monte Velino è uno dei siti archeologici meglio conservati e completi della regione. Fu fondata nel 303 A.C come colonia dell’Urbe e rappresentò uno degli insediamenti maggiori nel territorio degli Equi.  Conserva ancora i resti dell’antica città romana di epoca imperiale con una pianta regolare, protetta all’ interno da una cinta muraria di cui è ben visibile la parte pubblica con il foro, la basilica, le terme le taberne e l’anfiteatro. Sopra una collina, a dominio della conca del Fucino e dei Piani Palentini si erge la Chiesa di San Pietro in Albe, uno dei più suggestivi monumenti  del  romanico abruzzese, costruita sopra il podio e sui muri  di un tempio pagano del III a.C. secolo, dedicato ad Apollo ,appartenente all’ordine dei Benedettini sin dal VII secolo. Il possesso fu loro riconfermato dall’ imperatore Ludovico. L’interno, è a  tre navate divise da colonne di stile classico, conserva un’iconostasi e un ambone  cosmatesco  eseguiti nel XIII sec. L’iconostasi divide l’aula in due zone ed è formata da due plutei decorati con mosaici di stile cosmatesco su cui poggiano colonnine  in pietra che sorreggono un architrave. L’Ambone, anch’esso in stile cosmatesco fu commissionato dall’Abate Odorisio venne realizzato da Giovanni(figlio di Guido) autore dell’Ambone in S. Maria in Castello a Corneto Tarquinia. Situato tra due colonne è munito di due lettorini e ricoperto di preziose tessere che creano disegni geometrici racchiusi entro pannelli inquadrati da modanature decorate con il motivo della “Palmetta dritta” e con al centro l’aquila Giovannea.Sulle pareti laterali due graffiti che mostrano una nave ed un leone che gioca con dei cerchi fatti da prigionieri rinchiusi nel tempio che guardavano il lago Fucino solcato dalle barche e l’anfiteatro di Alba Fucens durante i giochi circensi

Celano è su un colle che un tempo si specchiava nel lago Fucino nella cui sommità si erge la monumentale mole del Castello dei Piccolomini, imponente “guardiano del Fucino” che al suo interno ospita il  Museo di Arte Sacra della Marsica e la collezione Torlonia di antichità del Fucino. I lavori iniziarono nel 1392 per volontà di Pietro Berardi, Conte di Celano e proseguiti fino al 1463 quando Antonio Todeschini Piccolomini, nipote di Pio II, portò a termine l’opera. Divenne poi palazzo residenziale di nobili famiglie fino al 1938 quando fu espropriato dallo stato e divenne Monumento Nazionale. E’ una felice sintesi di caratteri medievali e rinascimentali, ha pianta rettangolare con quattro torri angolari quadrate e merlate

Tagliacozzo, bellissimo centro  medievale con la chiesa di S. Maria del Soccorso e il grande Palazzo ducale eretto dagli Orsini, ornato nel prospetto da bifore e finestre rinascimentali e con una loggia decorata da pregevoli affreschi della fine del ‘400.La piazza dell’obelisco con l’omonima fontana contornata da vari palazzi e la chiesa di S. francesco del ‘300 con l’annesso convento. La chiesa dei S.S. Cosma e Damiano conserva il portale rinascimentale sormontato da elegante rosone. Interessante il Teatro Talia del 1686.

 

 

 

 

 

 

 

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